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  • Rodney Alcala: il serial killer del "Gioco delle coppie"
    Feb 4 2025
    Stagione 1 🎧 Episodio 30: Rodney Alcala: il serial killer del gioco delle coppie

    🎧Cosa succede quando un assassino vive sotto i riflettori? Quando un predatore si nasconde in bella vista, apparendo affascinante, brillante, persino desiderabile? La storia di Rodney Alcala è una delle più inquietanti del true crime americano. Condannato per almeno otto omicidi—anche se gli investigatori sospettano che le sue vittime possano essere state oltre cento—Alcala era un uomo dalle molte maschere. Oggi a Via Callas parliamo di un serial killer che non solo si aggirava per le strade in cerca di vittime, ma è anche apparso in televisione, partecipando a un popolare gioco per appuntamenti… e vincendo.

    🎧Un'infanzia interrotta e la nascita del predatore Rodney Alcala nasce a San Antonio, Texas, nel 1943, ma la sua infanzia è segnata dall’abbandono del padre e da un trasferimento traumatico in California. Da giovane è descritto come intelligente, con un QI straordinariamente alto, ma anche come qualcuno che cela un lato oscuro. Nel 1968, a soli 25 anni, Alcala compie il suo primo atto mostruoso: rapisce e violenta una bambina di 8 anni, Tali Shapiro. Una telefonata anonima alla polizia interrompe l’aggressione e salva la vita alla piccola, ma Alcala riesce a fuggire, rifugiandosi a New York. Qui cambia identità e si iscrive persino alla prestigiosa NYU, studiando sotto la guida del celebre regista Roman Polanski. Nessuno sospetta che dietro il giovane affascinante e brillante si nasconda un uomo capace di atrocità inimmaginabili.

    🎧L’assassino dietro l’obiettivo Negli anni ’70, Alcala si reinventa fotografo. Usa la sua macchina fotografica per attirare giovani donne, convincendole a posare per lui. Questo modus operandi si rivela letale. Tra il 1977 e il 1979, la California diventa il suo terreno di caccia: Alcala adesca, tortura e uccide almeno cinque donne, spesso infliggendo loro sevizie prolungate prima di dare il colpo di grazia. Le sue vittime vengono ritrovate in posizioni inquietanti, spesso in ambienti boschivi, con segni di strangolamento e abusi. La polizia trova centinaia di fotografie scattate da lui, molte delle quali ritraggono donne e bambine mai identificate. Ma la storia più incredibile deve ancora arrivare. Parte 3: Il killer sotto i riflettori Nel 1978, nel pieno della sua attività criminale, Rodney Alcala si presenta come concorrente a "The Dating Game", un popolare show televisivo americano in cui uomini e donne si sfidano per ottenere un appuntamento romantico. Alcala, con il suo sorriso smagliante e il suo atteggiamento carismatico, conquista il pubblico… e vince. Ma la donna che lo ha scelto per un appuntamento, Cheryl Bradshaw, riferisce di aver avuto una strana sensazione nei suoi confronti. Dopo lo show, rifiuta di uscire con lui, dicendo di aver percepito qualcosa di "sinistro" in lui. Col senno di poi, possiamo dire che quella decisione le ha salvato la vita.

    🎧La cattura e il processo Nel 1979, Alcala viene finalmente arrestato per l’omicidio della diciottenne Robin Samsoe. Durante le indagini, gli investigatori scoprono un vero e proprio archivio fotografico con immagini di ragazze, molte delle quali mai più ritrovate. Condannato più volte a morte, il suo caso si trascina per decenni a causa di ricorsi e appelli. Nel 2010, grazie ai progressi del DNA, viene collegato a ulteriori omicidi e condannato definitivamente. Muore nel 2021 nel braccio della morte, senza mai aver rivelato il numero esatto delle sue vittime. Conclusione: Il fascino oscuro del male Rodney Alcala non è solo un serial killer: è il perfetto esempio di come il male possa celarsi dietro un volto attraente e un comportamento apparentemente normale. È un predatore che ha saputo sfruttare il proprio carisma per manipolare e uccidere, sfuggendo alla giustizia per anni. Ma la sua storia è anche una lezione su quanto possiamo essere ciechi davanti all’inganno: Alcala non si nascondeva nell’ombra, ma in piena vista, davanti alle telecamere.

    Testi di Marcella Boccia
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    7 Min.
  • Andrej Romanovič Čikatilo – Il Mostro di Rostov
    Jan 29 2025
    Stagione 1 🎧 Episodio 29: Andrej Romanovič Čikatilo – Il Mostro di RostovNato il 16 ottobre 1936 in un piccolo villaggio ucraino, Jablučne, Čikatilo crebbe in un contesto di povertà estrema. L’Ucraina era devastata dalla carestia degli anni ‘30, nota come Holodomor, e Andrej fu esposto fin da piccolo a racconti e traumi che avrebbero segnato la sua psiche. Una storia, in particolare, lo ossessionò: si diceva che suo fratello maggiore fosse stato rapito e cannibalizzato durante la carestia. Una leggenda familiare? Forse. Ma sufficiente per piantare nella mente di Andrej il seme di un’angoscia profonda e indelebile.Fin da giovane, Andrej si sentì diverso. Era timido, goffo, e soffriva di disfunzione erettile, una condizione che lo umiliava e lo isolava. Questo isolamento alimentò un’immaginazione oscura, che nel corso degli anni si sarebbe trasformata in violenza.Dopo un’apparente vita normale come marito, padre di due figli e insegnante, Čikatilo iniziò la sua escalation omicida nel 1978. La sua prima vittima fu una bambina di nove anni, Yelena Zakotnova. La lacerazione interna di Andrej trovò sfogo in un atto di inaudita brutalità: attirò la bambina con una promessa di caramelle, la portò in un luogo appartato e la uccise. Scoprì in quell’istante che il sangue e la sofferenza delle sue vittime gli procuravano un piacere perverso, un compenso emotivo e fisico che la sua vita ordinaria non gli dava.ra il 1978 e il 1990, Andrej Čikatilo compì almeno 53 omicidi. Le sue vittime erano bambini, adolescenti e donne, spesso membri delle fasce più vulnerabili della società sovietica. Usava metodi brutali: attirava le sue prede con l’inganno, le conduceva in luoghi isolati e lì sfogava la sua furia. Le mutilazioni sui corpi rivelavano non solo una violenza animalesca, ma anche un rituale morboso. Per Andrej, le ferite inferte non erano solo atti di violenza, ma una sorta di macabra celebrazione del suo potere sulle vittime.Il clima politico e sociale dell’Unione Sovietica dell’epoca rese difficile fermarlo. La polizia era impreparata ad affrontare un caso di serial killer su questa scala, anche perché il fenomeno era considerato una “devianza occidentale”. L’ideologia sovietica sosteneva che nella società socialista non potessero esistere crimini di tale natura. Così, Čikatilo continuò a uccidere, approfittando delle falle di un sistema che faticava persino a riconoscere la sua esistenza.Fu solo nel 1990 che il “Mostro di Rostov” venne catturato. Un’indagine senza precedenti, guidata da una task force speciale, portò alla sua identificazione. Čikatilo fu arrestato in flagrante mentre cercava di attirare un’altra vittima. Durante l’interrogatorio, confessò con freddezza e distacco. Ammise di aver ucciso non per odio, ma per placare una fame interiore. Un desiderio che, come lui stesso descrisse, “lo divorava vivo”.Nel 1992, dopo un lungo processo, Andrej Čikatilo fu condannato a morte per 52 omicidi. La sua esecuzione avvenne il 14 febbraio 1994, con un colpo di pistola alla nuca. Ma il suo caso solleva ancora oggi interrogativi inquietanti. Come può un uomo diventare così disumano? È il prodotto del suo ambiente o di qualcosa di più oscuro che si annida nella natura umana?Andrej Romanovič Čikatilo, noto come il “Mostro di Rostov”, “Cittadino X”, “Lo Squartatore Rosso” e il “Macellaio di Rostov”, è stato uno dei più brutali serial killer e cannibali della storia. Attivo tra il 1978 e il 1990 nell’Unione Sovietica, ha ucciso almeno 52 persone, tra donne, bambini e adolescenti, con una violenza estrema che includeva mutilazioni, torture e atti di necrofilia.Uno degli aspetti più macabri dei suoi crimini era il cannibalismo. Čikatilo spesso asportava parti del corpo delle sue vittime, in particolare occhi, genitali, capezzoli e lingue, e in diversi casi le mangiava. Confessò di aver ingerito i genitali e altre parti morbide, ritenendo che questo gli desse forza e virilità, in un’inquietante distorsione della realtà e del potere.Durante gli interrogatori, rivelò dettagli agghiaccianti: dopo aver ucciso, sezionava i cadaveri con precisione, spesso estraendo il fegato o mordendo pezzi di carne direttamente dal corpo. Alcune testimonianze emerse dagli atti processuali suggeriscono che Čikatilo credesse di poter assorbire l’energia delle sue vittime attraverso il consumo della loro carne.Questo comportamento, oltre a radicare il suo terrore nella memoria collettiva, lo accostò ai peggiori assassini seriali della storia, unendo omicidio, necrofilia e cannibalismo in un orrore senza confini. Fu arrestato nel 1990 e giustiziato con un colpo di pistola alla nuca nel 1994.Questa era la storia di Andrej Čikatilo, un nome che ancora oggi evoca orrore e sgomento. Una storia che ci ricorda che il male può nascondersi ovunque, anche dietro la maschera di un uomo qualunque.Testi di Marcella Boccia
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    10 Min.
  • Billy in the Bowl – Il Mostro di Dublino
    Dec 28 2024
    Stagione 1 🎧 Episodio 28: Billy in the Bowl – Il Mostro di Dublino


    🎧Dublino, XVIII secolo

    Dublino. XVIII secolo. Le strade sono fredde, buie, pericolose. Il fango si accumula ai bordi dei vicoli, dove i poveri sopravvivono a stento. È una città che nasconde i suoi segreti nell’ombra, dove la miseria e il crimine camminano mano nella mano. E in mezzo a tutto questo c’è un uomo, o forse un’ombra, che si aggira silenzioso. Non ha gambe, ma il suo ingegno supera ogni limite. Lo chiamano Billy in the Bowl. È una leggenda, un criminale, un uomo che ha trasformato la sua disabilità in un’arma. Oggi, a Via Callas, vi racconterò la sua storia.



    🎧Chi era Billy?

    William Brennan, meglio conosciuto come Billy in the Bowl, nacque a Dublino nella prima metà del Settecento. Non conosciamo molto della sua infanzia, ma sappiamo una cosa: nacque senza gambe. Oggi lo chiameremmo disabile, ma nella Dublino del XVIII secolo non c’era spazio per la compassione. La città era spietata con chiunque fosse considerato diverso.

    Billy, però, era intelligente, astuto. Aveva capito che il mondo non gli avrebbe dato nulla, così decise di prenderselo da solo. Si costruì una ciotola di legno, una sorta di carrello rudimentale che gli permetteva di muoversi, e iniziò a farsi strada tra le strade di Dublino. Letteralmente.

    Ma Billy non era solo un mendicante. Era carismatico, persuasivo. Conquistava la fiducia di chiunque, e poi la tradiva nel modo più crudele. Ed è così che iniziò a costruire la sua reputazione come uno dei criminali più temuti di Stoneybatter.


    🎧La Trappola di Billy

    Le sue vittime erano spesso donne, sole, di ritorno a casa dopo una lunga giornata. Billy le attirava con il suo aspetto vulnerabile. Seduto nella sua ciotola, chiedeva aiuto con voce dolce. ‘Signora, può aiutarmi? Ho bisogno di attraversare la strada.’ Oppure, ‘Può darmi una moneta? Ho fame.’ Le donne si avvicinavano, mosse dalla compassione. Ma ciò che trovavano non era un uomo bisognoso, bensì un predatore.


    “Chi sei? Lasciami andare!”

    “Non temere, cara. Non voglio molto. Solo ciò che hai in tasca… e forse anche qualcosa di più”.

    Billy derubava le sue vittime, e in alcuni casi, secondo le voci, non si limitava a questo. Alcune donne non tornarono mai più a casa.


    🎧La Paura di Stoneybatter

    La paura si diffuse rapidamente. Le donne evitavano le strade isolate, gli uomini iniziavano a pattugliare i vicoli armati di bastoni. Ma Billy era intelligente. Sapeva quando colpire e quando sparire. Era come un fantasma.

    A forza di spingere la sua ciotola, aveva acquistato una incredibile forza nelle braccia, e strangolava le sue vittime, stringendo il loro collo fino all’ultimo respiro.

    Ma chi era davvero Billy in the Bowl? Era solo un criminale? O era il prodotto di una società che lo aveva emarginato fin dalla nascita? La sua disabilità lo aveva reso un emblema di vulnerabilità, ma sotto quella maschera si nascondeva una mente affilata come un rasoio.


    🎧La Caduta di Billy

    Billy continuò i suoi crimini per anni, fino a quando una delle sue vittime sopravvisse e lo denunciò. Le autorità iniziarono una caccia all’uomo senza precedenti. Ma catturarlo non fu facile: Billy conosceva i vicoli di Dublino meglio di chiunque altro.

    Alla fine, fu tradito dalla sua stessa reputazione. Qualcuno lo riconobbe e lo segnalò. Secondo alcune fonti, venne arrestato e imprigionato. Altri dicono che fu rinchiuso in un manicomio. La verità? Non la sapremo mai con certezza.


    🎧L’Eredità di Billy

    Oggi, Billy in the Bowl è una leggenda di Dublino. Una storia che si racconta nei tour storici e che vive nei sussurri della città. Ma il suo nome è anche un monito: una testimonianza di come la disperazione possa trasformare un uomo in un mostro.

    E ora, vi chiedo: Billy era davvero un mostro? O era semplicemente il prodotto di un mondo che lo aveva abbandonato? La sua ciotola, simbolo di impotenza, divenne uno strumento di potere. Ma a quale prezzo?

    In una città piena di ombre, Billy in the Bowl ha trovato il modo di scivolare oltre i confini della moralità. Ma la sua leggenda resta. E come tutte le leggende, ci costringe a guardare oltre le apparenze.



    Testi di Marcella Boccia
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    9 Min.
  • Il mistero del triangolo scomparso
    Dec 25 2024
    Stagione 1 🎧 Episodio 27: Il mistero del triangolo scomparso Questo è il racconto di quello che molti chiamano The Vanishing Triangle: una serie di misteriose sparizioni avvenute negli anni ’90 nell’Irlanda orientale, e di una teoria inquietante che lega queste storie a un possibile serial killer.Ma prima, immaginate con me…Siete in mezzo a una campagna infinita, circondata da siepi alte e verdi, con i ruderi di antiche torri normanne che punteggiano il paesaggio. Il cielo è coperto da nuvole basse, il vento odora di mare e di erba bagnata. Siamo in una delle terre più antiche e misteriose d’Europa, dove ogni collinetta può essere una tomba di un re celtico e ogni foresta un luogo sacro. È qui, in questa atmosfera di sogno e di nebbia, che si svolge la nostra storia.🎧La Sparizione delle DonneTra il 1993 e il 1998, nove donne scomparvero senza lasciare traccia in un’area che si estendeva tra Dublino, Wicklow e Kildare. Le vittime erano diverse tra loro: alcune giovani studentesse, altre madri di famiglia. Tra loro c’erano Annie McCarrick, una ragazza americana trasferitasi a Dublino, e Jo Jo Dullard, un’autostoppista che stava tornando a casa da un viaggio.L’ultima volta che furono viste, queste donne si trovavano in luoghi familiari, come caffè, fermate degli autobus o strade di campagna. Poi, il nulla. Nessun corpo è mai stato ritrovato. Nessuna traccia concreta, nessuna spiegazione logica. Solo il silenzio.Le autorità irlandesi inizialmente non collegarono i casi. Ma col passare del tempo, le somiglianze divennero troppo evidenti per essere ignorate. Le donne scomparvero tutte all’interno di una regione che divenne nota come il Triangolo Scomparso.🎧L’Ipotesi del Serial KillerTra le tante teorie emerse, una si fece strada con forza: quella di un serial killer. Gli esperti ipotizzano che le donne possano essere state attirate da qualcuno che conosceva bene il territorio, una persona apparentemente normale, ma con un lato oscuro. Qualcuno che agiva con precisione, sfruttando l’isolamento e la mancanza di telecamere di sicurezza dell’epoca.Un dettaglio agghiacciante lega alcune di queste sparizioni alla Wicklow Mountains, un luogo famoso per la sua bellezza, ma anche per le sue storie di magia e morte. In questa regione, le antiche tradizioni celtiche parlano di fairy paths, percorsi sacri che non devono essere disturbati. Si dice che chi cammina su questi sentieri nelle ore sbagliate può sparire nel nulla, portato via dalle fate.E se il killer avesse sfruttato queste credenze? Molte persone, specie nelle comunità rurali, evitano ancora certi luoghi per paura di maledizioni. Forse, il silenzio che ha avvolto queste sparizioni non è solo il risultato di un’epoca senza tecnologia, ma anche di un’antica superstizione che tiene le persone lontane dai luoghi più remoti.🎧Il Legame con il FolkloreNel folklore irlandese, le fate non sono le creature amichevoli delle fiabe moderne. Sono esseri potenti e pericolosi, che puniscono gli umani che violano i loro territori. Le Wicklow Mountains sono piene di ringforts, cerchi di pietre o alberi sacri che si dice siano ingressi al regno delle fate. Alcune delle donne scomparse sono state viste per l’ultima volta vicino a questi luoghi.Le storie tramandate raccontano di donne che spariscono perché “scelte” dalle fate o trascinate in un altro mondo. Certo, è difficile credere a queste leggende, ma c’è qualcosa di inquietante nel modo in cui queste credenze sembrano intrecciarsi con il mistero.E se il killer fosse qualcuno che conosceva bene queste storie? Un uomo ossessionato dal folklore, che usava questi miti per coprire i suoi crimini?L’Irlanda, con le sue coste frastagliate e le sue valli solitarie, è un luogo che sembra quasi fuori dal tempo. Le Wicklow Mountains, in particolare, offrono una perfetta combinazione di bellezza e isolamento. Un killer avrebbe potuto nascondere i corpi in queste montagne senza essere mai scoperto. Gli alberi, le torbiere e i fiumi creano una sorta di labirinto naturale che rende difficile ogni ricerca.Ma è proprio questa bellezza a rendere il mistero ancora più affascinante. Come può un luogo così incantevole nascondere un tale orrore?Oggi, a più di vent’anni di distanza, i casi del Vanishing Triangle restano irrisolti. Nessuna prova definitiva, nessuna confessione. Solo teorie, leggende e un senso di vuoto che pesa ancora su questa regione.È stato un serial killer? O qualcosa di più antico e misterioso? Forse non lo sapremo mai. Ma il paesaggio irlandese, con le sue colline silenziose e i suoi sentieri nascosti, continua a raccontare una storia fatta di bellezza, tragedia e segreti che non vogliono essere svelati.Testi di Marcella Boccia
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    9 Min.
  • Omicidi nella notte di Natale
    Dec 24 2024
    Stagione 1 🎧 Episodio 26: Omicidi nella notte di NataleNatale. Un tempo di gioia, di pace, di famiglia. Le luci scintillano, i regali si scartano, e il mondo sembra fermarsi in una tregua universale. Ma… e se dietro quella facciata perfetta si nascondessero oscurità e segreti inconfessabili? È la vigilia di Natale, e vi porterò in un viaggio inquietante, attraverso il racconto di alcuni crimini avvenuti proprio quando avremmo voluto credere che tutto fosse sereno. Questa è la storia di come la notte più luminosa dell’anno si è trasformata in un incubo.🎧Caso 1: La strage della famiglia Lawson (USA, 1929)Iniziamo nella Carolina del Nord, negli Stati Uniti. È il 25 dicembre 1929. Charlie Lawson, un agricoltore locale, decide di portare la sua famiglia a scattare una fotografia di Natale. Niente di strano, vero? Eppure, poche ore dopo, Charlie stermina l’intera famiglia: sua moglie e sei dei suoi sette figli. Li uccide con un fucile e poi si toglie la vita. Ma perché?Si scopre che Charlie aveva contratto debiti, soffriva di problemi mentali e, si dice, nascondesse un segreto oscuro: un possibile abuso nei confronti della figlia maggiore. La loro casa diventò una macabra attrazione turistica, con la torta natalizia lasciata sul tavolo che attirava visitatori curiosi. Una tragedia che ancora oggi lascia senza risposte.🎧Caso 2: Il massacro di Covina (USA, 2008)California, Vigilia di Natale 2008. Bruce Jeffrey Pardo suona alla porta di una casa di famiglia vestito da Babbo Natale. Ma quello che dovrebbe essere un gesto gioioso si trasforma in un bagno di sangue.Bruce estrae una pistola e inizia a sparare ai presenti. Poi usa un lanciafiamme portatile per incendiare la casa, uccidendo nove persone, inclusa la sua ex moglie. Il movente? Un divorzio recente e la rabbia repressa di un uomo che aveva perso tutto. Bruce fuggì, ma si suicidò prima di poter essere catturato. Questo evento, conosciuto come “The Covina Christmas Eve Massacre”, è una delle stragi più sconvolgenti legate al Natale.🎧Caso 3: L’omicidio di JonBenét Ramsey (USA, 1996)La mattina del 26 dicembre 1996, la piccola JonBenét Patricia Ramsey, di appena 6 anni, viene trovata morta nella cantina della sua casa a Boulder, in Colorado. La sera prima, la famiglia aveva festeggiato un Natale apparentemente perfetto. Ma qualcosa è andato storto.Una lettera di riscatto trovata in casa confonde ancora di più le indagini. Gli investigatori sospettano prima i genitori, poi altre persone, ma il caso rimane irrisolto. JonBenét era una reginetta di bellezza infantile, e la sua morte ha alimentato speculazioni su gelosie, abusi e intrighi familiari. Dopo quasi 30 anni, non c’è ancora una risposta definitiva al brutale crimine.🎧Caso 4: La strage di Cabo Frio (Brasile, 2013)In Brasile, il Natale del 2013 viene ricordato per un omicidio multiplo a Cabo Frio, una città turistica. Una lite culmina con un uomo che uccide quattro dei suoi familiari, tra cui il fratello e la madre, prima di essere arrestato. Il movente? Una discussione sull’eredità di famiglia, che si intensificò durante il pranzo di Natale. Questa tragedia dimostra come anche un momento di festa possa riaccendere tensioni profonde e latenti.🎧Caso 5: L’omicidio di Rosina Carsetti a Montecassiano (Italia, 2020)Il nostro viaggio si conclude in Italia, a Montecassiano, in provincia di Macerata. È il 2020.È la vigilia di Natale quando Rosina Carsetti, 78 anni, viene trovata senza vita nella sua abitazione. La sua morte non è stata un incidente, ma il tragico risultato di un piano mal concepito e di una violenza inaudita. In piena zona rossa, in un momento di isolamento forzato per la pandemia, Rosina viene strangolata, la sua vita spezzata in un gesto brutale. A prima vista, sembra l’ennesima rapina finita male, ma la verità si è rivelata ben più inquietante.Solo un anno dopo, nel novembre 2021, il GUP di Macerata ha rinviato a giudizio tre persone: Enea Simonetti, il nipote di Rosina, insieme alla figlia Arianna e al marito Enrico Orazi. Le accuse erano pesantissime, tra cui l’omicidio volontario pluriaggravato. Ma come si arriva a un simile gesto all’interno di una famiglia, proprio in un periodo che dovrebbe essere di pace e armonia come il Natale?Le indagini hanno rivelato che dietro l’apparente tranquillità familiare si nascondeva un conflitto mai risolto, un susseguirsi di tensioni accumulate nel corso degli anni. La pandemia, con il suo isolamento, ha solo amplificato le difficoltà, facendo emergere vecchi rancori e frustrazioni. La crisi economica, la paura del futuro e le difficoltà personali hanno reso la convivenza insostenibile, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quelle tensioni avrebbero portato ad un delitto tanto efferato.Il Natale, con la sua atmosfera di serenità, in questo caso si è trasformato nel palcoscenico di un dramma familiare che ha segnato per sempre le vite di chi ne è stato coinvolto. E mentre ...
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    10 Min.
  • Il mistero dei capelli rossi – Tra genetica, folklore e crimine
    Dec 23 2024
    Stagione 1 🎧 Episodio 25: Il mistero dei capelli rossi – Tra genetica, folklore e crimine


    🎧L’origine dei capelli rossi

    Well!
    Iniziamo con un po’ di scienza. I capelli rossi sono il risultato di una mutazione genetica nel gene MC1R. Questa caratteristica è più comune nei popoli di origine celtica: pensate che in Irlanda e Scozia, fino al 15% della popolazione ha i capelli rossi. È un tratto raro, ma potente, tanto che spesso i “ginger” sono diventati simboli di leggenda, emblemi di fascino e… di mistero.

    Ma i capelli rossi non sono solo una curiosità genetica: sono stati associati a superstizioni e credenze per secoli. Nell’Europa medievale, ad esempio, si credeva che chi avesse i capelli rossi fosse legato alla stregoneria. Perfino Shakespeare non fu tenero: la sua Lady Macbeth, una delle figure più oscure della letteratura, viene spesso rappresentata con una chioma rossa, simbolo di passione e pericolo.


    🎧Il folklore si trasforma in paura

    E qui arriva la svolta. Avete mai sentito parlare di come le superstizioni sui capelli rossi abbiano influito su eventi criminali? Vi porto in Inghilterra, nel 1878, con il caso di Jane Toppan, una delle assassine più famose dell’epoca vittoriana. Jane, una donna dai capelli rossi e dall’aspetto peculiare, si guadagnò il soprannome di “Angelo della Morte”. Lavorava come infermiera, ma dietro al suo sorriso rassicurante si celava un segreto oscuro: avvelenava i pazienti con una miscela letale di morfina e atropina.

    Perché è importante il fatto che fosse rossa? Perché molti giornali dell’epoca attribuirono il suo “comportamento maligno” proprio al colore dei capelli. La chiamavano “il diavolo rosso”, collegandola a una tradizione di stereotipi e superstizioni che vedevano i ginger come individui imprevedibili o malvagi. Ma la verità? Jane era semplicemente una serial killer spietata che usava la sua posizione per soddisfare un desiderio di controllo e potere.



    🎧Un caso irlandese

    Ma passiamo a un caso più recente e irlandese. Nel 2010, una piccola città nella contea di Tipperary fu sconvolta da un crimine tanto macabro quanto inspiegabile. Una giovane ragazza dai capelli rossi, Aisling O’Connor, scomparve durante una passeggiata nei pressi di un antico cerchio di pietre druidiche. La zona, nota per le sue leggende e superstizioni, era da sempre considerata “maledetta” dai locali.

    Dopo settimane di ricerche, il corpo di Aisling fu trovato in una palude poco distante. Gli investigatori scoprirono che la ragazza era stata vittima di un crimine rituale: qualcuno l’aveva uccisa imitando i sacrifici druidici descritti nei libri di storia. La polizia arrestò un uomo del posto, un fanatico ossessionato dal folklore celtico, che sosteneva di “offrire la sua anima agli antichi dèi”. Anche qui, il fatto che Aisling avesse i capelli rossi divenne un simbolo nella narrazione mediatica: la sua immagine venne associata all’idea della vittima sacrificale legata a credenze ancestrali.



    🎧Il confine tra mito e realtà

    Perché i capelli rossi hanno sempre suscitato tanto interesse, e in alcuni casi persino paura? Forse è perché rappresentano qualcosa di raro e inusuale. I ginger sono stati visti come streghe, vampiri, geni, artisti, e persino criminali. Ma alla fine, questa caratteristica è solo una parte della complessità dell’essere umano.

    Come sempre, nella storia, gli stereotipi e i pregiudizi generano mostri.


    Testi di Marcella Boccia
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    6 Min.
  • Ludwig – Il serial killer nazista (Parte 3)
    Dec 21 2024
    Stagione 1 🎧 Episodio 24: Ludwig – Il serial killer nazista (Parte 3)


    Il 10 febbraio 1987 Abel e Furlan vengono condannati a 30 anni di reclusione per gli omicidi di Lovato, Pigato, Bison, le 6 vittime della strage del cinema Eros di Milano, Tartarotti (discoteca Liverpool), tentata strage della discoteca Melamara.
    Per gli altri delitti, gli omicidi di Guarino Spinelli, Luciano Stefanato, Claudio Costa, Alice Maria Baretta e per il rogo della Torretta di Porto San Giorgio, non ci sono prove.

    Giudicati socialmente pericolosi, oltre ai 30 anni di carcere vengono condannati a 3 anni di cure psichiatriche in un manicomio criminale.

    Il 15 gennaio 1988, a Venezia si apre il processo d’appello. Il PM Stefano Dragone vuole dimostrare la responsabilità degli imputati per tutti i crimini di Ludwig. Durante il processo d’appello scadono i termini del carcere preventivo e vengono confinati, uno, Abel, a Mestrino, l’altro, Furlan, a Casale di Scodosia, entrambi in provincia di Padova. Gli abitanti dei paesini sono spaventati e protestano con cartelli lungo le strade. La condanna arriva il 10 aprile 1990, ridotta a 27 anni. Pericolosità sociale e obblighi a fine pena confermati. Qualche giorno prima della sentenza, Marco Furlan fugge dall’Italia. È ricercato in tutto il mondo. Molti credono che si trovi in Brasile. Il 17 maggio 1985, viene arrestato ad Heraklion, sull’isola di Creta, con il nome di Eurlanì, che lui stesso aveva modificato sulla carta d’identità. Furlan-Eurlanì! Estradato in Italia, viene condotto a Milano, nel carcere di Opera, dove resta fino al 24 aprile 2008 quando viene affidato ai servizi sociali. Per via della buona condotta, ha scontato 16 anni di detenzione. Abel ha scontato 23 anni in carcere. Non gli è stata concessa la semilibertà perché ritenuto ancora socialmente pericoloso. Ha finito di scontare la sua pena nel dicembre del 2006 e per due anni è stato affidato ad una casa di lavoro a Sulmona, in Abruzzo, per poi tornare a Negrar, in provincia di Verona, a casa dei suoi genitori. Fino all’ultimo giorno ha negato il suo coinvolgimento nei crimini per i quali è stato condannato.


    🎧 Qualche fatto cuorioso…

    Il fatto curioso di questa storia è che Marco Furlan, latitante per quattro anni, in Grecia, nel 1989, viene riconosciuto da un turista italiano che li fotografa, avvisando le autorità. La polizia greca lo arresta e, sotto custodia, Furlan confessa di far parte di Ludwig, accusando Abel di essere la mente dietro i crimini.


    🎧 Il processo e le contraddizioni

    La perquisizione nelle loro abitazioni conferma i sospetti.
    Il giudice istruttore è Mario Sannite. Si pensa che Abel e Furlan facciano parte di una organizzazione più ampia: sembrano troppo giovani per aver commesso crimini dal 1977, quando avevano diciassette anni. Eppure, le prove confermano che sono loro Ludwig, loro e nessun altro.

    Durante gli interrogatori in seguito all’arresto a Castiglione delle Stiviere, Furlan parla di “ragazzata”, dicendo: “Volevamo fare solo un po’ di fiammelle, divertirci a vedere le reazioni della gente, scoprire quali emozioni si potevano provare”, ma Abel dichiara: “Sì, volevo bruciare la discoteca perché ho qualche cosa contro le discoteche, soprattutto per il tipo di gente che frequenta le discoteche, per l’ambiente, per le persone che vanno nelle discoteche. Ma forse è la discoteca, essa stessa, come luogo, che rende vittime le persone che la frequentano, inducendole a sbagli assurdi, che mi ripugnano. È assurdo che i giovani siano traviati e fuorviati da questi luoghi. Io stesso ho constatato che una ragazza perfettamente vitale, dopo aver frequentato l’ambiente delle discoteche, aveva completamente cambiato natura assumendo anche stupefacenti. Penso che la discoteca annulli la personalità dei giovani. Per me è come una trappola, è come un circolo vizioso da cui un giovane non può più uscire”. Queste parole ricordano molto i volantini inviati da Ludwig ai media. Ma, poi, ritratterà e negherà fino alla morte.


    🎧 Conclusione: l’eredità del caso Ludwig

    Il caso Ludwig è uno degli esempi più inquietanti di folie à deux, dove il legame patologico tra due individui porta alla violenza estrema. È anche un monito sui rischi del fanatismo e sull’importanza di una giustizia equa e coerente.

    Dopo la scarcerazione, Abel ha continuato a sostenere di non avere nulla di cui pentirsi.

    Dopo il loro arresto, Ludwig ha smesso di uccidere.




    Testi di Marcella Boccia
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  • Ludwig – Il serial killer nazista (Parte 2)
    Dec 21 2024
    Stagione 1 🎧 Episodio 23: Ludwig – Il serial killer nazista (Parte 2)Il 29 marzo 1983, il professore di Fisica Silvano Romano viene arrestato con l’accusa di essere Ludwig o, quantomeno, il cervello dell’organizzazione. La ragione dell’arresto è una intercettazione telefonica di una conversazione che il geniale studioso ha con il rabbino di Pavia, al quale esprime la preoccupazione che i prossimi ad essere colpiti da Ludwig saranno gli ebrei. Ma viene scarcerato dopo pochi giorni per mancanza di prove.Gli inquirenti erano certo di aver arrestato la persona giusta perché dietro le rivendicazioni c’erano persone folli, paranoiche, ma intelligenti.La pista del terrorismo, negli anni di piombo, conduce gli inquirenti nella direzione sbagliata: dietro Ludwig non c’è un’organizzazione.🎧 La cattura e l’arrestoIl 4 marzo 1984, due giovani veronesi vengono arrestati a Castiglione delle Stiviere (Mantova) mentre tentano di incendiare una discoteca durante una festa di Carnevale, travestiti da Pierrot. I loro nomi sono Wolfgang Abel e Marco Furlan.Abel è il terzogenito di una famiglia tedesca protestante e trascorre la sua infanzia a Monaco tra agi e benessere. Ma suo padre è un uomo autoritario, severo, rigido. Quando lui è adolescente, si trasferiscono a Verona, dove lui frequenta la scuola media e poi il liceo “Fracastoro”. Wolfgang è uno studente modello, tant’è che a 24 anni è già laureato in matematica, anche se la sua passione è la filosofia. Suona la chitarra classica.Anche Marco Furlan è terzogenito, ma di 5 figli. A causa del lavoro del padre, la famiglia trasloca spesso da una città all’altra fino a che il padre diventa primario del reparto di chirurgia plastica del centro ustioni dell’ospedale di Borgo Trento, un quartiere di Verona. Sua madre, invece, è una casalinga e dedica le sue giornate ai figli, in particolare ad uno dei fratelli di Marco che ha una salute cagionevole. Apparentemente, non ci sono stati traumi nella sua infanzia. Come studente, è diligente, ha risultati eccellenti e si laurea in Fisica. Abel e Furlan si incontrano la prima volta a scuola. Entrambi appartengono all’elite di Verona ed abitano a Borgo Trento, il quartiere dei ricchi, uno dei più belli della città. Entrambi sono di destra, sebbene non appartengano a gruppi o partiti.Diventano molto amici, e, mentre i loro coetanei hanno auto costose e corteggiano le ragazze, loro due fanno lunghe passeggiate in campagna, si muovono in bicicletta, con uno stile di vita austero e rifiutando di ostentare la propria ricchezza. La loro è un’amicizia esclusiva in cui nessun altro è ammesso, perché nessuno è intelligente come loro. Si credono superiori a tutti. Non hanno altri amici, sebbene Abel dirà il contrario durante gli interrogatori.🎧 Il contesto storico e psicologico: la folie à deuxLa storia di Ludwig è resa ancora più inquietante da un aspetto raro e poco compreso: la folie à deux (psicosi condivisa), una condizione in cui due persone sviluppano un legame patologico che alimenta la follia di entrambi.Nel caso di Furlan e Abel, questa dinamica si traduce in un fanatismo ideologico e una serie di crimini brutali. Tuttavia, il processo ha fatto emergere un’importante distinzione tra i due:•Wolfgang Abel è stato dichiarato parzialmente mentalmente instabile. La sua personalità rigida, austera e il senso di superiorità si trasformano in una visione distorta e paranoica della realtà, che lo porta a pianificare e giustificare gli omicidi come “atti di giustizia divina.”•Marco Furlan, invece, agiva con piena lucidità durante i crimini, seguendo una logica fredda e calcolata, sebbene spinto dal legame morboso con Abel.🎧 Il modus operandi di LudwigLa coppia Ludwig agiva con un fanatismo ideologico che si traduceva in crimini brutali e meticolosamente pianificati. Al centro delle loro azioni c’era un unico obiettivo: “purificare” la società da ciò che consideravano peccaminoso o impuro.1.Scelta delle vittime: Miravano a gruppi sociali o luoghi ritenuti simboli di immoralità o degrado:•Prostitute•Senzatetto•Omosessuali•Frati cattolici considerati “progressisti”•Frequentatori di cinema a luci rosse, sexy shop e discoteche2.Tecniche di uccisione:•Incendi dolosi e carbonizzazione: Il fuoco, per i due assassini, rappresentava un simbolo di purificazione divina.•Scure e martello: Utilizzati per aggredire brutalmente alcune vittime, causando morti violente e spietate.•Accoltellamenti e assalti con armi bianche: In alcuni casi, le vittime furono uccise con attacchi diretti.3.Messaggi firmati: Dopo ogni crimine, lasciavano volantini firmati “Ludwig” per rivendicare i loro attacchi e giustificarli come “atti voluti da Dio.”4.Pianificazione accurata: Ogni crimine era organizzato nei dettagli per minimizzare il rischio di essere scoperti, sfruttando la loro intelligenza e i mezzi a disposizione.🎧 Le vittime e i crimini ...
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