La morte non è la fine.
È uno spostamento. Un ritorno.
In questo episodio parliamo di ciò che la mente teme e che l’anima conosce da sempre.
Smontiamo la paura, l’idea di perdere qualcosa, l’illusione della separazione.
Morire non è scomparire.
È lasciare il personaggio.
È tornare a casa.
Non serve credere in nulla.
Serve solo ascoltare cosa succede dentro, quando smetti di resistere all’idea della fine.
Forse, non c’è mai stata.

Essere sensibili non è un limite. È un’intelligenza sottile, invisibile, che sente ciò che gli altri ignorano. È avere una pelle in più, non una difesa in meno. È accorgersi del non detto, delle crepe nei sorrisi, dei silenzi che pesano. È camminare nel mondo con il cuore scoperto, mentre tutti si proteggono. È vedere in profondità quando gli altri si fermano alla superficie. È cadere spesso, ma rialzarsi sempre più veri. È un dono che a volte brucia, ma apre porte che solo l’anima sa attraversare. Chi è sensibile non è fragile. È solo stanco di dover sembrare forte.

Il dialogo interiore è la voce nella testa che commenta, giudica, immagina, ricorda, anticipa. È quel flusso continuo di pensieri con cui spesso ci identifichiamo senza accorgercene. Può guidarci o confonderci, a seconda di quanto lo ascoltiamo consapevolmente. Osservarlo senza credergli sempre è il primo passo per scoprire chi siamo al di là delle parole nella mente.